Il governo approva il cosiddetto Decreto Agosto con la formula ormai consueta del “salvo intese”. Così anche misure che comunque dovranno poi superare il vaglio del parlamento, dopo essere state annunciate ed aver beneficiato dei titoli dei giornali, possono in ogni caso essere ancora riviste e, se del caso, modificate. La somma degli interventi governativi in epoca Covid (considerando anche i decreti Cura Italia e Rilancio) sale quindi a circa 100 miliardi. Soldi che, teniamolo sempre a mente, non ci sono stati regalati ma che dovranno essere restituiti a tassi di mercato. Tassi non sempre tenuti bassi dagli attuali acquisti eccezionali di titoli da parte della Bce. In un contesto in cui, è bene ricordare anche questo, il Patto di Stabilità (cioè il vincolo europeo a debito e deficit eccessivi) è stato solo sospeso. Ma non certo annullato per sempre.
Abbiamo speso bene finora questi soldi? Soprattutto in chiave prospettica, è difficile poter dire di sì. Sono state varate misure prevalentemente difensive (cassa integrazione, bonus a pioggia, assegni vari) e scarsamente espansive (salvo l’ecobonus e gli interventi su scuola e sanità, comunque minoritari). Misure peraltro perlopiù temporanee (e quindi a scadenza) e non permanenti. Ma, soprattutto, misure destinate a finanziare spesa corrente e non certo investimenti. Di cui pertanto non beneficerà la nostra capacità produttiva, vero e proprio tallone d’Achille del nostro Paese. Conclusione: non è difficile prevedere che, una volta usciti dall’emergenza, ci troveremo più o meno allo stesso punto di prima. Con gli stessi problemi di crescita irrisolti e, per di più, ancor più indebitati.
Il ministro dell’Economia annuncia che il prossimo anno saranno “tagliate le tasse”. Espressione che potremmo definire commovente, dato che si tratta perlomeno della centesima volta che un politico fa un annuncio del genere, senza che poi gli effetti concreti si siano mai di fatto realizzati. Le aliquote Irpef sono infatti le stesse, immodificate, dal lontanissimo 2007. Due crisi fa, per intenderci. Un tempo biblico per quel che è successo in questi anni. Un tempo ben più ampio del semplice riscontro del dato temporale. Ma soprattutto, come può un Paese che non cresce, che non riesce (o non vuole) ridurre la spesa pubblica, che si indebita sempre di più, promettere ai propri cittadini di “tagliare le tasse” che costituiscono la principale voce di entrata del proprio bilancio pubblico?
In una situazione del genere ben poco si parla invece oggi del vero banco di prova per il futuro di questo Paese. Ovvero quel Recovery Fund che ci permetterebbe di beneficiare di oltre 200 miliardi di aiuti europei (in parte rilevante, circa 80 miliardi, anche a fondo perduto). Il doppio di quanto messo in campo fino ad oggi. Un risultato che si deve, diciamo anche questo chiaramente, alla lungimiranza di Angela Merkel, l’unico statista di livello oggi esistente in Europa. Che ha saputo mettere a tacere (lei, non altri) le ritrosie dei Paesi cosiddetti “frugali” in una visione di assieme per cui va aiutato di più il Paese (appunto l’Italia) che più degli altri mostra di averne bisogno. Perché un ‘Italia che riprende a crescere è nell’interesse dell’Europa e non solo del nostro Paese. Chapeau, signora Merkel!
Ora il punto è: ma noi ci stiamo concretamente lavorando ad un piano del genere (di riforme e di investimenti)? Un piano che dovremo presentare, attenzione, entro il 15 di ottobre? Stiamo cercando di trovare un’intesa, come è giusto che sia in casi del genere, tra maggioranza e opposizione per dimostrare una coesione d’intenti al di là degli schieramenti che induca l’Europa a credere che questa volta facciamo sul serio?
Ora, Covid o non Covid, anche la politica va in vacanza. Ma alla ripresa parleremo finalmente solo, o comunque principalmente, di questo? Parleremo una volta tanto dell’Italia che verrà? Del Paese moderno, digitalizzato e sostenibile che ambiamo a lasciare ai nostri figli? O invece si parlerà solo di elezioni regionali, di rimpasto di governo e di referendum sul taglio dei parlamentari? Siamo a un punto di svolta. Bisogna esserne consapevoli. Dipende solo da noi far sì che il tempo, questa volta, non passi invano.
Claudio Siciliotti
@csiciliotti
@claudio.siciliotti
11/08/2020 Il Messaggero Veneto