Mentre abbiamo ancora nelle orecchie gli impegni assunti dal nuovo governo di riduzione significativa della pressione fiscale e di radicale semplificazione del sistema tributario, questo mese di giugno ci riporta bruscamente alla dura realtà.
Una realtà ancora assai distante dagli allettanti obiettivi che ci sono stati rappresentati. In questo mese, infatti, tra IMU, TASI e tasse sui redditi, le famiglie e le imprese italiane pagheranno circa 53 miliardi di euro al fisco. E’ quanto stima il Centro Studi della CGIA di Mestre, che non manca tra l’altro di sottolineare come l’Italia abbia un carico tributario e contributivo tra i più elevati d’Europa.
Si va dalle ritenute IRPEF su dipendenti e collaboratori (11,4 miliardi), alle tre tasse sugli immobili TARI (2,1 miliardi), TASI e IMU (9,8 miliardi), per arrivare ai versamenti IVA (9,4 miliardi) IRES (9,1 miliardi), IRPEF riconducibile alle partite IVA (4,3 miliardi) e IRAP (3,2 miliardi).
Il tutto, come se non bastasse, in un clima di perdurante incertezza. Infatti, in materia di tasse sulla casa, ad esempio, i Comuni avranno tempo fino alla fine di luglio per deliberare le aliquote da applicare quest’anno. Così, il prossimo 16 giugno gran parte dei contribuenti verseranno la prima rata della TASI o dell’IMU sulla base di disposizioni riferite al passato e solo con la scadenza del saldo di dicembre sapranno realmente quanto dovranno effettivamente pagare.
E non si potrà neppure dire che comunque finisce qui. Anche nel prossimo mese di luglio, infatti, sono previste scadenze fiscali molto importanti. Tra IRPEF, addizionali, IRES, IRAP e IVA, il fisco conta di incassare dai contribuenti italiani altri 38 miliardi di euro. Sacrifici enormi, soprattutto in tempi difficili come quelli che stiamo vivendo. Sacrifici che meritano maggiore considerazione. Sacrifici di cui spesso ci domandiamo se sia davvero giusto farli nella misura e con le modalità con cui ci vengono richiesti.
Alla politica allora, a coloro che hanno ricevuto l’alto incarico di rappresentarci, il compito di ricostruire, a partire proprio dal versante fiscale, la fiducia dei cittadini. Partendo dai principi. Ai nostri governanti si deve chiedere responsabilità, che vuol dire che qualsiasi programma di riduzione credibile delle imposte non può prescindere dalla previa riduzione della spesa. Si deve chiedere coerenza, nel senso che la politica fiscale non può appiattirsi sempre e solo sulle esigenze di gettito. Si deve chiedere trasparenza, cioè di lavorare sulle aliquote (quelle IRPEF sono ferme dal 2007) senza più modificare continuamente gli imponibili. Si deve chiedere infine semplificazione. Semplificazione delle regole, degli adempimenti e appunto anche delle scadenze.
Con uno statuto del contribuente che sia finalmente una norma di riferimento rispettata e non l’inutile ed inapplicato orpello che è stato sinora.
Troppo? No, solo quello che tutti ci hanno sempre promesso.
Claudio Siciliotti
@csiciliotti
@claudio.siciliotti
11/06/2018 Il Messaggero Veneto