Prove tecniche di un fisco più semplice. Dopo le complicazioni (ancora irrisolte) delle tasse sulla casa, il governo prova a far diventare più semplice almeno la dichiarazione annuale dei redditi per milioni di cittadini italiani.
Il consiglio dei ministri ha infatti approvato le norme che sanciscono l'avvio della nuova dichiarazione dei redditi 2015. Una dichiarazione che, per circa 20 milioni di dipendenti e pensionati, sarà per la prima volta "precompilata". Salvo, in ogni caso, il diritto del contribuente di poterla comunque modificare.
"Basta vedere il fisco come se fosse un mostro" ha ripetuto più volte di recente il premier Renzi e così il nuovo fisco si avvia a "dare del tu" al contribuente con un approccio innovativo. Definito "friendly", con l'immancabile anglicismo: "Benvenuto Mario Rossi, clicca qui ...".
In pratica, la nuova dichiarazione ricomprenderà tutti i dati già in possesso del nostro fisco (quelli anagrafici, familiari a carico, fabbricati e terreni posseduti), quelli trasmessi da banche, assicurazioni ed enti previdenziali e, infine, quelli contenuti nelle certificazioni dei sostituti d'imposta, cioè i datori di lavoro ovvero le diverse amministrazioni che erogano le pensioni. Una volta ricevuta la dichiarazione, al contribuente non resterà che accettarla così com'è (e così facendo eviterà i controlli successivi dell'Agenzia delle Entrate) oppure modificarla (e in tal caso rientrerà nel bacino dei controlli automatici).
Almeno nei primi anni quest'ultima sarà una scelta praticamente obbligata. Secondo la stessa Agenzia delle Entrate, infatti, almeno il 72% dei 730 che verranno inviati nel 2015 dovrà essere integrato. Una percentuale destinata a ridursi nel 2016 (48%) per effetto dell'inserimento anche dei dati relativi alle spese mediche, per poi azzerarsi del tutto nel 2017 quando, secondo le aspettative governative, si prevede che il sistema sarà a regime per cui nessun modello 730 precompilato dovrà più essere integrato.
Sarà davvero così? Speriamo, ma diciamo anche con franchezza che non sarà per niente facile. È, come sempre, la semplicità che è difficile a farsi. In ogni caso, l'unico modo per poterci veramente arrivare è quello di lasciar da parte gli inutili trionfalismi e le frasi roboanti ("rivoluzione copernicana", ma per carità ...) affrontando invece, con sano realismo, le tante insidie che ci riserva ancora il percorso.
Primo aspetto da considerare: non è vero, come si sente dire troppo spesso, che la dichiarazione sarà recapitata direttamente "a casa" di ogni singolo contribuente. Ciascuno di questi dovrà invece scaricarsela online, attraverso i servizi telematici delle Entrate, munendosi probabilmente di un apposito codice pin. Una procedura forse non sempre così semplice ed immediata, specie se viene rivolta a milioni di pensionati non tutti adeguatamente informatizzati. Inoltre l'utilizzo del web come unica forma di dialogo con la pubblica amministrazione va attentamente valutato in quanto può finire per penalizzare i soggetti più deboli rendendo ancor più gravoso, invece che più semplice, il loro coinvolgimento.
Secondo aspetto: il 730 può essere "precompilato" anche oggi dal contribuente che conosce le regole e, successivamente, inoltrato all'intermediario (Caf o commercialista). Se attualmente non lo si fa è perché non ci si sente sicuri di conoscerle quelle regole. Se così è (ed è certamente così) chi si sentirà realmente sicuro un domani di controllarsi il proprio 730 precompilato da solo? Quale fiducia cieca si può realisticamente avere nell'amministrazione finanziaria dopo anni di "cartelle pazze"? A quanti professionisti sarà richiesta una semplice "controllatina" che questi faranno malvolentieri, sapendo che da questa deriverà solo un aggravio di responsabilità senza un correlato compenso? Il reale problema da rimuovere, capiamoci bene, non è tanto la difficoltà di compilazione del modello quanto la complicazione del sistema fiscale che ci sta a monte (il 730, non dimentichiamolo, ha oggi un centinaio di pagine di istruzioni). A ciò bisogna aggiungere la difficoltà di reperimento dei dati di detrazioni e spese e la mancata totale informatizzazione della tessera sanitaria, unico dispositivo che potrà permettere in futuro di calcolare anche le detrazioni per spese mediche. Detrazioni che riguardano oggi oltre 14 milioni di italiani (in pratica, uno su tre) per un ammontare complessivo richiesto pari a circa 2,3 miliardi di euro.
Terzo aspetto: se è fisiologico che - come stima la stessa Agenzia - quasi tre modelli 730 su quattro dovranno essere in ogni caso modificati, semplicemente perché si sono sostenute spese che danno diritto a deduzioni e detrazioni che non sono conosciute dal fisco, attenzione allora a non inserire bonus (come invece si sente dire) che alleggeriscano il carico fiscale di chi accetta la dichiarazione senza apportare cambiamenti. Sarebbe davvero un'insopportabile ingiustizia ed un incentivo a rinunciare, per il quieto vivere, a far valere i propri sacrosanti diritti!
Infine, quarto aspetto da considerare: coloro che decideranno di avvalersi di un intermediario (Caf o commercialista) per lo scarico ed il successivo invio della dichiarazione potranno, diversamente da oggi, chiamare quest'ultimo a rispondere di eventuali errori. Perché mai una così gravosa responsabilità aggiuntiva dovrebbe essere assunta dagli intermediari senza che lo Stato riconosca loro per questo un adeguato compenso? Il controllo delle dichiarazioni dei redditi è un compito della pubblica amministrazione. Se questo viene di fatto appaltato a terzi, allora deve essere remunerato. Diversamente, va concretamente considerata la possibilità che molti intermediari decidano di sottrarsi dall'eseguire una prestazione che, in fin dei conti, non è poi obbligatoria.
In conclusione, l'iniziativa è senz'altro condivisibile ma l'obiettivo finale della semplificazione è tutt'altro che raggiunto. Averne piena consapevolezza, senza ingenerare facili ottimismi di maniera, aiuterà soprattutto il governo a superare i tanti ostacoli che ancora insistono sul percorso.
14/11/2014 Messaggero Veneto