Sconfiggere l'incertezza

Una nube nera si staglia oggi all’orizzonte. L’incertezza. Secondo il sociologo Zygmunt Bauman, l’incertezza è l’habitat naturale della nostra vita, ma la speranza di sfuggirvi è proprio il motore di ogni attività umana e l’ingrediente fondamentale della felicità.

In campo economico, l’americano Frank Knight, già nel secolo scorso, ha tracciato una nota teoria secondo la quale l’incertezza si configura quando non è possibile associare una probabilità al verificarsi di un evento futuro. Si parla invece più propriamente di rischio, e non di incertezza, quando è comunque possibile calcolare oggettivamente la probabilità che quell’evento si verifichi. Naturalmente conta molto l’aspetto psicologico e quindi, al di là di tutto, finisce per essere comunque decisiva la diversa propensione di ogni singolo individuo a percepire l’incertezza come sussistente ed a subirne le insidie. Perché, sia chiaro, in situazioni di incertezza, non si fanno piani per il futuro. Né di vita né di lavoro. C’è infatti bisogno di ottimismo e di una soglia minima di certezza per fare progetti, per fare investimenti e anche per fare figli. In situazioni di perdurante incertezza, invece, una società si ferma e si ripiega in sé stessa. Chiudendosi nel privato, senza curarsi più di tanto di quel che avviene al suo esterno. E così si ferma anche la spinta a crescere ed a progredire.

E’ questo il rischio principale che l’epidemia da Covid ci pone oggi davanti. Nell’oggettiva insicurezza di come potrà evolvere la diffusione del contagio e di quali saranno le sue conseguenze, il tema dell’incertezza percepita dai cittadini è quello che i nostri decisori politici devono tenere maggiormente presente. Ogni scelta deve quindi essere mirata a ridurre la sensazione di incertezza percepita. O quantomeno a non aumentarla.

Tenendo bene in considerazione due aspetti. In primo luogo, che questo Paese, ancor prima della pandemia, versava già in una situazione di declino, ormai da almeno un ventennio. Ingabbiato in un circolo perverso che ha associato bassa produttività, alto debito, alta tassazione ed alta instabilità politica. Ed, in secondo luogo, che questa crisi da Covid incide verticalmente sull’equilibrio sociale, allargando drammaticamente il divario tra i soggetti garantiti, il cui reddito è comunque al riparo dalla crisi, e soggetti non garantiti, che vedono invece pesantemente condizionate, e talvolta addirittura stravolte, le loro aspettative di lavoro e di conseguente capacità di mantenere il proprio precedente tenore di vita.

In questo contesto, una medicina contro l’incertezza deve essere considerata la sinteticità e la chiarezza delle disposizioni. Ed anche la loro incisività a riparare le situazioni effettivamente colpite. Quindi pochi decisori, pochi provvedimenti mirati ed un linguaggio chiaro, alla portata di tutti. Di converso, alimenta senz’altro l’incertezza la confusione sulla potestà legislativa e regolamentare, il profluvio di provvedimenti e la loro distribuzione a pioggia priva della necessaria selettività. Oltre poi alla loro lunghezza, alle oggettive difficoltà di comprensione ed al costante richiamo ad altri provvedimenti (ancora da emanare) per poterne comprendere l’applicabilità.

In definitiva dobbiamo avere ben chiaro quale è oggi la posta in gioco. Diciamocelo chiaramente. Siamo in un momento in cui si decide se in futuro ci sarà ancora quell’Italia che abbiamo letto, conosciuto e sognato.

E allora lottare per sconfiggere l’incertezza che pervade in questo momento il nostro Paese è esattamente il modo per poter ancora assicurare un futuro ai nostri giovani. Perché possano avere anche loro un passato da raccontare.

Claudio Siciliotti
@csiciliotti
@claudio.siciliotti

15/11/2020 Il Messaggero Veneto