Riforma fiscale alla tedesca, facciamo chiarezza

Si ritorna a parlare di riforma del sistema fiscale italiano, anche perché è ormai alle porte la nuova legge di bilancio.

Dopo anni in cui si è discusso di una riforma basata addirittura su un’aliquota unica (la cosiddetta “flat tax”), oggi invece sembra essere tornata prepotentemente di moda la progressività. Non quella nostrana però, bensì quella tedesca. Si guarda infatti con insistenza al modello germanico dove le aliquote, anziché una sola, sono addirittura tante quanti sono i contribuenti. In pratica un’aliquota personalizzata che, mediante un apposito algoritmo, sale, senza più scaglioni, all’aumentare del reddito imponibile. Così da evitare quei salti d’imposta che caratterizzano l’Irpef italiana. Oggi, oltre i 28 mila euro, il salto è infatti di ben 11 punti (dal 27% al 38%).

Una rivoluzione? Francamente no. Solo un espediente tecnico per rendere più dolce la curva e per evitare disparità troppo marcate tra redditi imponibili, quando questi non sono in realtà così dissimili. Indubbiamente si tratterebbe di un miglioramento, ma da qui a parlare di “riforma alla tedesca”, beh ce ne vuole. Anche perché, se si volesse davvero fare riferimento al modello tedesco, ben altre sarebbero le peculiarità alle quali potersi ispirare.

Due fra tutte: in Germania non viene fatta alcuna differenza, come invece accade da noi, sui diversi soggetti percettori del reddito (siano essi dipendenti, pensionati o autonomi) ed, in ogni caso, la tassazione del cosiddetto ceto medio è inferiore per tutti rispetto al livello oggi previsto in Italia.

Per fare un esempio, considerando per semplicità un contribuente single, in Italia la soglia di esenzione dalla tassazione è di circa 12,5 mila euro per un dipendente, 8,1 mila per un pensionato, 4,8 mila per un autonomo. In Germania, tale soglia è uguale per tutti ed è fissata a 9,4 mila euro. In Italia la tassazione dei redditi che vanno da 20 a 26 mila euro è compresa tra l’11% ed il 16% circa per un dipendente, va dal 18% al 21% circa per un pensionato e dal 20% al 22% per un autonomo. In Germania, in maniera indifferenziata, la tassazione per tale fascia di reddito oscilla tra l’11% ed il 15% circa.

E, si badi bene, questa da noi è solo la regola. Ma poi ci sono le eccezioni. E le eccezioni (cioè i regimi che sfuggono alla progressività) in Italia, a differenza della Germania, sono ormai più numerose delle regole. Basti pensare all’imposta sostitutiva sui redditi di capitale, alla cosiddetta cedolare secca sugli affitti, alla flat tax per le partite Iva, all’esenzione totale per gli agricoltori, al regime di estremo favore per i Paperoni che portano la residenza in Italia o per i redditi da pensione degli stranieri che portano la residenza al Sud.

Ma poi sempre da noi, oltre alle imposte sostitutive, ci sono tutte le altre “tax expenditures” (l’uso dell’inglese, si sa, è d’obbligo) cioè l’insieme di tutte le restanti e non irrilevanti agevolazioni fiscali (dalle classiche detrazioni e deduzioni d’imposta, passando per i crediti d’imposta, per finire con le aliquote ridotte). Per capire di cosa parliamo, secondo il “Rapporto annuale sulle spese fiscali” risultano censite nel 2017 ben 636 misure agevolative diverse, di cui 466 erariali e 170 relative a tributi locali. Inutile aggiungere che la pioggia di bonus conseguenti all’emergenza Covid ha di certo contribuito ad aumentare l’entità complessiva di tali misure.

In conclusione, se dobbiamo proprio ispirarci ai tedeschi, facciamolo però nel modo migliore.

Perfezioniamo pure la progressività dell’imposizione (senza sbandierare riforme che, da questo punto di vista, di certo non sono tali), ma cerchiamo anche di fare finalmente ordine della pletora inestricabile di agevolazioni che la politica nazionale, negli anni, ha ritenuto di concedere a pioggia al proprio presunto elettorato di riferimento. Arrivando così a ridurre la tassazione del ceto medio. Ma riconoscendo anche, come appunto avviene in Germania, che un euro vale un euro.

Indipendentemente dalla categoria di appartenenza del soggetto che lo dichiara.

Claudio Siciliotti
@csiciliotti
@claudio.siciliotti

13/10/2020 Il Messaggero Veneto