L'occasione per dimostrare che l'Europa c'è

L’economia vive di previsioni sulle quali si confrontano le istituzioni nazionali ed internazionali, gli istituti di statistica e le principali agenzie di rating. Queste previsioni orientano pure le scelte della politica e delle imprese.

Con effetti a catena sui consumatori e sulla loro propensione agli acquisti. Poi arriva qualcosa di assolutamente imprevisto che sovverte tutte le ipotesi in precedenza formulate, sconvolge il quadro a livello mondiale e cambia radicalmente da un momento all’altro lo scenario che ci troviamo di fronte.

Così è stato, nei tempi più recenti, per l’attentato alle Torri Gemelle nel 2001 o per la crisi dei mutui subprime nel 2008. Lo stesso accade oggi con il Coronavirus. Un agente infettivo nuovo i cui effetti, in termini di diffusione del contagio e di effettiva mortalità, sono ancora incerti e rispetto ai quali neppure la comunità scientifica riesce ancora a pronunciarsi in termini del tutto chiari e soprattutto condivisi. In attesa di capire l’effettiva rilevanza del fenomeno dal punto di vista sanitario e della salute pubblica c’è però sicuramente un aspetto che avrà una ripercussione sulle nostre vite ben maggiore rispetto al virus stesso: le sue conseguenze proprio sull’economia globale e, soprattutto, su quella del nostro Paese.

Già fiaccati da anni di stagnazione vissuti come la Cenerentola d’Europa, gli italiani vedono oggi concretamente lo spettro di una nuova crisi economica con ripercussioni significative sul lavoro, sull’occupazione e sulle concrete prospettive di reddito che a questi si collegano. Non è tanto importante capire di quanto staremo peggio ma è assolutamente certo che, se pure non saremo incisi dal virus a livello personale o del contesto familiare, questo comunque determinerà un sicuro peggioramento delle nostre condizioni di vita.

Un impoverimento più diffuso di quanto finirà per risultare il contagio stesso della malattia. Non mi pare il tempo di cercare i colpevoli e le responsabilità (che pure ci sono state), quanto di fronteggiare senza distinguo e con tempestività la situazione con misure del tutto straordinarie come del tutto straordinaria è la situazione che ci sta davanti. Misure che restituiscano la fiducia, il bene più importante anche in economia. Perchè in economia la fiducia è tutto.

La fiducia è per così dire un dividendo, mentre la sfiducia è una tassa.

Non sono allora sufficienti semplici rinvii di scadenze fiscali e mutui per importi che comunque qualche mese dopo bisognerà in ogni caso pagare.

Serve un intervento forte, innovativo da parte dell’Europa e della Bce per garantire, fino alla ripresa della normalità e senza nessun costo, tutta la necessaria liquidità per le aziende, per i mutui a carico delle famiglie e per il pagamento delle tasse. Del resto tra il 2008 ed il 2016 solo per gli interventi diretti dell’Europa sul sistema bancario per ricapitalizzazioni e svalutazioni sono stati stanziati ben 1.400 miliardi di euro.

Oltre a consistenti interventi anche sul versante delle garanzie accessorie.
Qualcosa di simile serve anche ora. Subito. Perché è di nuovo il momento di fare tutto il necessario.
“Whatever it takes”, proprio come disse a suo tempo Mario Draghi. Perché se non c’è l’Europa in un momento come questo, allora davvero a che cosa serve?

Claudio Siciliotti
@csiciliotti
@claudio.siciliotti

07/03/2020 Il Messaggero Veneto