Condono sì, condono no. Ma i problemi sono altri

Secondo il vocabolario Treccani, il condono fiscale è una "forma di transazione con cui lo Stato decide di risolvere, mediante provvedimenti eccezionali, le pendenze tra i contribuenti ed il fisco relative ad anni precedenti".
Chiaramente l'espressione "condono" non è un termine tecnico ma un'espressione divulgativa, mirata a far comprendere immediatamente al grande pubblico la portata sostanziale di un provvedimento di legge in ambito fiscale.

Nell'ormai più che pluriennale dibattito politico sul tema, questa definizione viene di solito negata da chi sta al governo e, per converso, affermata da chi si trova all'opposizione.
Provvedimenti di tal fatta, in passato, hanno fatto risparmiare ai contribuenti non in regola con i loro doveri fiscali una parte anche consistente delle imposte in precedenza loro dovute. In tempi più recenti hanno invece consentito, in tutto o in parte, di evitare solo i fardelli ulteriori che alle imposte normalmente si collegano (sanzioni, interessi, aggi).

È la stessa cosa? Certamente no.
Permettere ai contribuenti infedeli di non pagare addirittura le imposte che gli onesti hanno invece versato fino all'ultimo euro non equivale certo alla remissione dei soli oneri aggiuntivi.
Tuttavia è altrettanto inequivoco che anche in quest'ultimo caso si permette al contribuente non in regola di definire oggi la propria posizione pagando comunque di meno di quello che avrebbe dovuto pagare secondo le leggi vigenti al tempo in cui la sua obbligazione è sorta.
Né, vale più di tanto sostenere che gli interessi e le sanzioni si sono rivelati vessatori.
Perché allora, se questa é la motivazione, non far beneficiare del provvedimento prima di tutto chi, nonostante questo, ha comunque scelto - e certo non senza difficoltà - di rispettare la legge?
Perché costringere chi ha pagato a doversi dolere di averlo fatto?
Non sarebbe stato eticamente più corretto rimborsarli o riconoscere loro un credito d'imposta?

Anche oggi, davanti ai provvedimenti governativi della finanziaria 2017, questa annosa polemica infiamma nuovamente i dibattiti televisivi che circa ogni sera occupano il nostro piccolo schermo domestico.
Voluntary disclosure (perché mai sempre in inglese ...?) e rottamazione delle cartelle esattoriali quindi sono o non sono condoni?
Mi pare che ancora una volta si guardi il dito e non la luna che questo indica.

In altre parole più che chiedersi se questi provvedimenti siano o meno condoni, bisognerebbe interrogarsi come mai ci sia una così grande disponibilità di denaro non regolare, sia in Italia che all'estero, che resiste nonostante tutti i provvedimenti intercorsi negli anni per farla emergere e che comunque, nonostante l'accresciuta efficienza dei mezzi di accertamento, non si riesce ancora ad intercettare.
Dal lato delle cartelle esattoriali, chiediamoci se é vessatoria la riscossione o lo sono più semplicemente le leggi che introducono le imposte che ne costituiscono il presupposto. Attendiamo da troppo tempo una riforma complessiva del sistema fiscale e le norme sul contenzioso sono da sempre eccessivamente sbilanciate a favore del pubblico, imponendo riscossioni provvisorie anche senza un giudizio terzo in merito.

Sempre sul versante della riscossione, infine, si pubblicizza come un risultato a favore del contribuente la cosiddetta rottamazione di Equitalia.
Ma Equitalia é attualmente un ente privato che le nuove norme riconducono alla competenza pubblica. É davvero un vantaggio? Siamo sicuri che questo non finisca per essere una potenziale lesione del principio di indipendenza e di terzietà? Limitandosi a discutere sul soggetto che riscuote viene da pensare che, talvolta, per combattere la febbre si preferisca distruggere i termometri.

Questi, diciamola tutta, sono i veri problemi.
Inutile girarci intorno.
Altro che dibattere inutilmente sulla natura dei condoni.

La riforma fiscale che serve - Il Messaggero Veneto

Claudio Siciliotti
@csiciliotti

03/11/2016 Il Messaggero Veneto